Una vita tranquilla

Lo sentite, il rumore delle onde che sommergono i barconi con le persone che migrano? E quello del legno marcio che sta per cedere mentre si alza il brusio di chi prega per avere salva la vita? Come le immaginate le urla delle madri mentre i corpi dei loro figli vengono risucchiati dal Mediterraneo?

Assomigliano a quelle delle mamme palestinesi che vedono i loro piccoli dilaniati, abbattuti, uccisi dalle bombe israeliane o dalla fame? Pensate agli effetti dello shock da esplosione e la stanchezza, il tremore, la confusione, la paura, gli incubi, i disturbi provocati dai continui bombardamenti su Gaza?

E i gemiti di chi è contenuto con fascette, lacci, manette al letto nei reparti psichiatrici dei civili ospedali italiani, che suono hanno? Sono simili a quelli di chi è imbottito di psicofarmaci in carcere? O sono più le urla di chi è torturato, picchiato, umiliato da chi indossando una divisa tradisce il mandato costituzionale?

Che odore hanno gli abiti di chi vive in strada? E quello delle loro coperte? Lo sentite l’afrore che emanano mentre chi vi è costretto a dormire vi si sdraia dopo aver bevuto del pessimo vino per resistere al freddo? Che sapore hanno i cibi raccolti nella spazzatura? Acido? Pungente? Da vomitare?

Ne “La zona d’interesse”, appena premiato con l’Oscar, si racconta la vita di Rudolf Höß, comandante del campo di Auschwitz, e della sua famiglia. Una vita tranquilla, mentre in sottofondo si odono spari, urla, latrati e i rumori dei treni e dei crematori. Ma tranquilli, loro erano nazisti.

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da Resistenze, rubrica di Fuori Binario del 1 Aprile 2024