Arriva da solo, puntuale, in un completo blu. E’ Francesco Forleo, questore di Firenze dall’agosto scorso. L’appuntamento è con don Alessandro Santoro, il prete delle Piagge. E’ un incontro voluto da tempo, per conoscersi e soprattutto per collaborare insieme, per la rinascita di questa parte di città che troppo spesso convive con problemi derivanti dalla mancanza di una legalità diffusa.
In una delle due stanze che compongono l’appartamento di don Alessandro, fra montagne di carte e giornali, si incontrano due persone con percorsi di vita molto diversi, ma con in comune la volontà di impegnarsi per la gente e per rendere la città più giusta e vivibile.
Il questore chiede, si informa sulla situazione attuale nel quartiere, ma è chiaro che la conosce già molto bene. E’ qui per capire se il risanamento del quartiere può fondarsi sulle forze interne ad esso, oltre che su una maggiore presenza di polizia e carabinieri nelle strade. Forleo ha fiducia in e questo, e si appella proprio alla parte sana che vive nel quartiere per dare forza alla politica della partecipazione attiva. Come? Uscendo di casa e creando occasioni di di aggregazione.
Questo aspetto è determinante, e racconta e dell’esperienza al CEP di Genova (quartiere popolare con caratteristiche simili alle Piagge), dove qualche anno fa alcuni poliziotti nel loro tempo libero si trasformarono in animatori sociali. Un contributo positivo può venire dal decentramento di alcune attività o iniziative che si svolgono nel centro storico e soprattutto da un maggiore impegno della classe politica nell’affrontare questo tipo di problemi.
La “politica intelligente”
Don Alessandro scuote la testa, concorda in pieno che la sola strada vincente per il quartiere è quella della socialita, ma riflette amaramente sulla mancanza di una “politica el intelligente” nei confronti della periferia da parte delle istituzioni. Rammenta le intimidazioni e le minacce subite lo scorso anno a causa del suo impegno a trecentosessanta gradi nel quartiere: racconta di quando alcuni esponenti della malavita del quartiere gli intimarono di tornare a farsi gli affari propri, di come l’anfiteatro dove celebra la messa fu riempito di scritte ingiuriose e della notte in cui gli ulivi simbolo della Legalità furono segati.
Allora non mancarono gli attestati di solidarietà e tutti i maggiori esponenti politici cittadini e regionali esternarono il loro rammarico e promisero un impegno più diretto per arginare quei fenomeni. Ma tutto si è fermato lì, o poco oltre. Sono mancati segnali concreti della volontà di investire nelle persone che vivono la periferia, una desolata periferia frutto di scelte politiche e urbanistiche sbagliate.
Per il questore, che dal 1987 al 1994 è stato parlamentare, è facile capire il perchè di questa indifferenza: chi abita nelle periferie in genere non rappresenta nessun tipo di interesse forte e dunque non ha un potere contrattuale con il politico.
Lo sfruttamento degli immigrati
La conversazione prosegue toccando vari temi, adesso si parla della questione immigrati. Don Alessandro descrive la situazione esistente con molta precisione: la comunità cinese, che, dietro la sua laboriosità sfrenata, fondata anche sul lavoro senza tutela di decine e decine di minorenni, nasconde una mafia ben organizzata; i rumeni e gli albanesi che si riversano a centinaia nelle baraccopoli a margine del quartiere e che spesso sono sfruttati in attività illecite da alcune famiglie italiane residenti alle Piagge; i Rom, che ormai da una decina di anni risiedono sulla riva dell’Arno e che forse rappresentano una piccola isola felice nel mare magno della illegalità nel quartiere. A questo si somma un in atteggiamento che è di intolleranza nei loro confronti. Sono problemi che Forleo conosce bene, e che ha imparato a contrastare nella sua esperienza in prima linea a Brindisi.
Un commissariato alle Piagge
Per garantire un impegno maggiore nelle periferie, seppur fra le ristrettezze della nuova finanziaria che non consente grossi interventi strutturali, Francesco Forleo vuole con forza la costituzione di un commissariato alle Piagge. In questura stanno verificando la posizione di alcuni locali in zona che possano rispondere ai requisiti di legge per un posto di polizia, e forse hanno già individuato il luogo adatto.
Questo nuovo ufficio sarà dotato di un numero di poliziotti sufficiente a garantire un controllo più incisivo del territorio, e soprattutto se si attuerà, come desidera il questore, un’organizzazione del lavoro meno burocratica che consenta una maggiore presenza per le strade, a contatto con la gente. Se tutto andrà per il meglio, all’inizio del prossimo anno il quartiere di Brozzi-Le Piagge avrà il suo commissariato.
Prima di tornare in via Zara al suo lavoro, Francesco e Forleo annuncia la sua disponibilità ad incontrare i cittadini e delle Piagge in un’assemblea sull’ordine pubblico. L’Altracittà si impegna sin da ora ad organizzare a breve termine questo incontro, affinché ci possa essere un confronto fra chi vive a certi problemi e chi ha la delega dello stato per risolverli.
Cristiano Lucchi
Pubblicato sul Numero 7 de l’Altracittà giornale della periferia, ottobre 1996