Firenze sarà dotata di vigili di quartiere. Con un progetto presentato lo scorso luglio alla giunta comunale e grazie alle nuove recenti assunzioni, la Polizia Municipale riorganizza la presenza dei suoi uomini in città e saltano fuori i vigili di quartiere. Su questo ed altri argomenti abbiamo intervistato Vincenzo Recchi, comandante dei vigili dall’85 fino al gennaio scorso. Lasciato l’incarico, sarà destinato dal Sindaco ad organizzare il progetto Città Sicura.
Chi è il vigile di quartiere?
«Lo scopo del nostro progetto è quello di creare una valida interfaccia fra cittadino e amministrazione pubblica. Il cittadino si rivolgerà al vigile sapendo che egli rappresenta il Comune. Le richieste dei cittadini di competenza della Polizia municipale saranno riportate al comando. Le altre, riguardanti il funzionamento della città in tutti i suoi aspetti, saranno invece riferite alla circoscrizione competente per territorio. A questo punto il Quartiere, grazie ai propri organi e ai suoi maggiori poteri rispetto al passato, avrà il compito di rispondere alle istanze dei cittadini».
Quando partirà questa esperienza?
«Sperimenteremo il nostro progetto nei prossimi mesi all’Isolotto. Se tutto andrà per il meglio contiamo di essere operativi in tutta la città fra circa due anni. Abbiamo scelto il Quartiere 4 perché raccoglie tutte le problematiche che si trovano nella città ed è quindi un valido banco di prova. Inoltre il suo presidente, Eros Cruccolini, è stato il primo a sentire e a sollecitare l’esigenza di tale servizio».
Che tipo di preparazione avranno i vigili?
«Stiamo già preparando il nostro personale con dei corsi di formazione ad hoc che prepareranno un vigile più attento ai rapporti con i cittadini. In futuro il vigile non dovrà apparire come colui che è cattivo perché fa le multe, ma dovrà riuscire ad instaurare un rapporto di costruttiva fiducia con gli abitanti di un determinato territorio. Non dimentichiamoci che il vigile di quartiere opererà sempre nella stessa zona e non come oggi su tutto il territorio comunale».
I vigili di quartiere esistono già in altre la città italiane?
«In Emilia Romagna sono attivi da diverso tempo, ma con caratteristiche diverse a quelle da noi progettate. Li la sicurezza viene anteposta al controllo del territorio mentre noi abbiamo una visione opposta: prima il controllo del territorio poi la sicurezza».
Quanti sono i vigili fiorentini?
«Dopo questa riorganizzazione e soprattutto dopo il concorso che ci ha permesso di assumere oltre 100 giovani, i vigili in servizio saranno circa 650, anche se l’organico pieno ne prevede 775».
Come vengono affrontati i problemi della sicurezza a Firenze?
«Ad alto livello sono il Prefetto e il Questore che organizzano la sicurezza nella nostra città. Esiste poi un contatto fra le forze dell’ordine e la cittadinanza coordinato dai presidenti di Quartiere. E’ quello il luogo dove fino ad ora si è svolto un confronto molto utile per capire le dinamiche proprie di ogni zona».
Molti vi accusano del fatto che in centro ci sono troppi vigili mentre le periferie rimangono sguarnite.
«In effetti i vigili impiegati dentro la cerchia dei viali sono più del 40% degli effettivi. Questa situazione è dovuta al fatto che è proprio nel centro storico che si svolge la reale vita cittadina. Uffici pubblici e privati in quantità, turisti a migliaia, senza contare la zona blu che va presidiata ad ogni suo ingresso perché i cartelli non li vede nessuno».
Sarà rafforzata la vostra presenza a Brozzi e alle Piagge?
«Il questore Forleo ha sollecitato una nostra presenza nel nuovo commissariato, che nascerà negli ex locali della Banca Toscana in piazza Primo Maggio. Abbiamo accolto questa proposta con entusiasmo perché ci permetterà di essere più incisivi in questa zona. Dopo la riorganizzazione in corso pensiamo di dislocare circa 40 vigili nel Quartiere 5, e forse riusciremo ad ottenere una pattuglia per turno a Brozzi e alle Piagge.
Che ne pensa di quei ragazzi che vedono in chi porta la divisa un nemico da combattere, uno sbirro, un infame?
«Penso che la responsabilità di questa visione distorta debba ricadere sulle famiglie. Da parte nostra cerchiamo di far capire ai ragazzi, grazie ad esempio alla nostra presenza nelle scuole per insegnare l’educazione stradale, che il vigile è una persona alla quale si possono rivolgere con tutta tranquillità per qualsiasi problema».
Un desiderio?
«Vorrei che il cittadino, grazie all’operato dei vigili nei vari quartieri, si sentisse più parte di una comunità e capisse che il suo bene deriva anche da quello di chi gli sta accanto. Molte controversie fra vigile e cittadino nascono dal fatto i che chi ha un problema lo vuole immediatamente risolto, non pensando magari che c’è l’urgenza di risolvere problemi più gravi del suo».
Cristiano Lucchi
Pubblicato sul Numero 2, Anno II, de l’Altracittà giornale della periferia, febbraio 1997