Uno dei libri che val la pena leggere tra i tanti che vertono sulle implicazioni di internet sulla società moderna è sicuramente “Hacker, il richiamo della libertà“, di Giovanni Ziccardi, appena uscito da Marsilio. Val la pena perché l’autore, un avvocato modenese che insegna computer forensics e investigazioni digitali all’Università di Milano, riesce ad affrontare a 360°, con una scrittura curata, approfondita e allo stesso tempo divulgativa, i vari aspetti che inevitabilmente ci portano a ragionare di cosa significa internet per dare forza alle democrazie moderne, compresa quella a rischio disfacimento del nostro paese.
Figura centrale del libro è l’hacker, inteso come colui che vuol conoscere e apprende pian piano meccanismi a lui prima sconosciuti. Una figura positiva, lontana da quell’accezione negativa a cui ci hanno abituato i mass media e la politica, che vedono nell’hacker la rappresentazione del male; un personaggio misterioso, e quindi pericoloso, pronto a compiere attraverso un computer atti vandalici, truffe, imbrogli fino ad arrivare a far esplodere, appena se ne presenti l’occasione, qualche centrale nucleare.
Per Ziccardi l’hacker è invece colui che si impegna a cambiare in meglio la società, perché da sempre attivo nel rendere accessibili e trasparenti i meccanismi del potere. Leggendo il libro assistiamo allora ad un crescendo pieno di ritmo che ci accompagna nella cultura hacker, nata nel secondo dopoguerra negli Stati Uniti e che oggi vede protagonisti tanti giovani arabi e asiatici intenti a rovesciare le dittature che li opprimono. Una rivolta dal basso, cooperativa, che diventa efficace anche grazie ad un adeguato uso del web e delle applicazioni più sicure per combattere la censura e salvare allo stesso tempo la vita.
“Hacker, il richiamo della libertà” – finalmente coniugata al singolare 😉 – non è però un manuale, non vi troverete dentro ricette per diventare il perfetto attivista 2.0. Uscirete però dalla lettura del libro con a disposizione molti strumenti – etici, culturali, giuridici e di pianificazione – per condurre con maggior successo ed efficacia campagne che potranno contribuire a migliorare la società: siate voi impegnati in un comitato cittadino contro l’inceneritore e le grandi opere o a rovesciare la dittatura libica o cinese.
In tal senso è davvero illuminante il capitolo dedicato a Mary Joyce, stratega della campagna elettorale di Obama, che oggi accompagna altri attivisti in quello che definisce “l’hacking del sistema politico”. Mary individua in sei le funzioni di attivismo agevolate dalle nuove teconologie, al di là delle applicazioni o dei device che verranno utilizzati. Funzioni che possono aiutare gli attivisti a registrare, processare i dati, rivelare, creare in cooperazione, richiedere e aggregare. Chi saprà meglio miscelare queste categorie, con gli strumenti a sua disposizione e nel contesto in cui si impegna, avrà maggiori possibilità di successo.
Grazie quindi a Giovanni Ziccardi per il suo lavoro, utile e da far conoscere.
P.S. Martedì 8 marzo dalle 14.30 alle 18.30 Ziccardi sarà a Firenze al plesso didattito di viale Morgagni. Terrà una conferenza sull’anonimato, la resistenza elettronica e WikiLeaks.