Quello che avete in mano è un giornale unico per la città di Firenze. Da oltre un quarto di secolo accompagna le persone più fragili nella conquista di un piccolo reddito di sussistenza. Lo fa cercando di dare ai lettori informazioni e strumenti critici per comprendere – e rimuovere – le cause strutturali, politiche, economiche e culturali che producono povertà, esclusione sociale, sofferenza.
Da questo numero, grazie alla fiducia accordatami dall’editore Periferie al Centro, avrò l’onore di accompagnare la redazione come direttore e ribadire così l’impegno storico della testata nella difesa e nel rispetto dei diritti sociali e civili, sempre più erosi dall’introduzione nel dibattito pubblico di parole avvelenate come “degrado”, “decoro”, “meritocrazia”.
La classe sociale dei poveri (sì, le classi esistono ancora, come anche il conflitto) viene infatti sempre più definita per i suoi comportamenti e non solo per la sua bassissima disponibilità di denaro. Chi vive quella condizione “se l’è andata a cercare”, perché non adotta quei comportamenti virtuosi praticati invece dalle persone “perbene”. Chi è costretto a mangiare cibo da un cassonetto è “degrado” da bonificare ed espellere dal consesso civile e non più qualcuno da aiutare. Fuori Binario continuerà a contrastare questa ideologia che colpisce chi è senza mezzi e non la povertà, le conseguenze dei problemi e non le loro cause. Lo faremo anche grazie ad una foliazione più ampia, una grafica rinnovata, a pagine e rubriche ripensate per rendere più gradevole la lettura e dare il giusto rilievo ai temi sollevati.
A Firenze, come altrove, è lo spazio pubblico ad essere il campo di battaglia della guerra ai poveri, frutto della retorica del decoro. Ne sanno qualcosa le tante persone che bazzicano la nostra redazione. Sedersi su una scalinata, dormire su una panchina, bere o mangiare per strada, assumere “atteggiamenti fastidiosi” (qual è la norma che definisce il fastidio?), li trasforma in veri e propri fuorilegge. Chi disobbedisce a queste norme, chi rientra nella categoria dei “non conformi”, i marginali, certo, ma anche gli attivisti dei movimenti sociali, chi vive la città, verrebbe da dire, viene colpito inesorabilmente, nel peggiore dei casi con il Daspo urbano.
A noi di Fuori Binario, e sono certo anche a voi, questa visione della società, questo legalitarismo acritico e privo di ogni senso, fanno ribrezzo. La città appartiene a tutti e a tutte, non solo agli investitori della “città vetrina” – oggi fallita causa pandemia – a cui servono strade pulite dalla feccia umana per far viaggiare in “sicurezza” turisti danarosi. Mese dopo mese racconteremo quindi le storie delle persone costrette a “meritarsi” le prestazioni sociali, ad entrare in percorsi dal sapore pedagogico, a vedere trasformati i propri diritti in concessioni delle autorità. Quelle stesse autorità che Antonio Tabucchi non esitava a definire di “una volgarità insopportabile” nella loro relazione con chi è costretto ai margini.
Faremo un giornale figlio di un’intelligenza collettiva, formata dal desiderio di emancipazione dei più fragili, dalla pazienza e dalla generosità dei volontari, dalla passione civile di giornalisti di professione. Lo faremo, tutti gratuitamente, per la prima volta senza Mariapia Passigli che per 27 anni lo ha diretto con talento e dedizione, senza risparmiarsi, e che oggi ringraziamo per il suo generoso impegno. Sarà questo però, soprattutto, il giornale di voi lettori e lettrici. Senza le vostre sollecitazioni e senza il vostro contributo economico ai nostri distributori, il nostro compito a difesa delle persone contro il potere e, soprattutto, degli oppressi dai loro oppressori, sarà certamente più difficile.
Editoriale di apertura di Fuori Binario, Marzo 2021