Paghereste una multa senza che il Comune ve la notifichi? E se un giorno il governo vi requisisse la casa senza uno straccio di decreto a cui appellarvi? Pensereste ancora di vivere in una democrazia? È il punto, tutto politico, sollevato da Trieste è bella di notte”, film documentario dei registi Andrea Segre, Matteo Calore e Stefano Collizzolli. 75 minuti per conoscere gli effetti dei “respingimenti informali” – la parola chiave è informali – a cui il nostro governo costringe i migranti che riescono a mettere piede in Italia dopo essere sopravvissuti al game, il viaggio, compiuto sulla cosiddetta Rotta balcanica.
Il film raccoglie le voci di un gruppo di giovani pakistani e afghani, questi ultimi in fuga da un paese devastato dai talebani e dalla prepotenza occidentale. Hanno con loro i cellulari e raccolgono immagini durante tutto il loro viaggio, documentano le difficoltà ma anche i momenti di gioia vissuti con la speranza di trovare una vita migliore lontano dagli affetti più cari.
Ci mettono anni per arrivare in Europa, e quando sono ad un passo dall’obiettivo, dopo aver sopportato di tutto – pagato i passeur, fatto la fame, camminato scalzi sulla neve bosniaca, subito le torture della polizia croata – arrivano i poliziotti di frontiera italiani che, invece di garantire l’applicazione della legge e favorire la loro richiesta di asilo politico, li caricano su un cellulare e li consegnano ai colleghi sloveni che spesso li rimandano in Croazia, per poi finire come un boomerang di nuovo in Bosnia, fuori dai confini dell’Unione Europea. Game over. E dalla Bosnia ricominceranno il game: un uomo ne ha fatti oltre 50 prima di veder riconosciuti i propri diritti. Ecco cosa è un “respingimento”, il tutto naturalmente avviene in maniera “informale”, senza nessun atto scritto, nessun verbale a cui appellarsi. Niente.
Nel film uno dei protagonisti arriva poco prima dell’alba a Trieste. Dalle montagne del Carso vede una città meravigliosa adagiata sul golfo, con tutte le luci accese che brillano nelle tranquille acque del Mediterraneo, quelle stessa acque che mille chilometri più a Sud inghiottono migliaia di africani. Si ferma è dice “Trieste è bella di notte” anche se non sa ancora che poche ore dopo sarà respinto ignominiosamente in Slovenia. Da qui il titolo del film prodotto da ZaLab Film in associazione con Vulcano.
Abbiamo assistito alla presentazione del film lo scorso 1 febbraio a Trieste, in una sala stracolma. Lì Caterina Bove, avvocata e attivista dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), ha raccontato come i respingimenti siano stati introdotti dal Ministero dell’interno nel maggio 2020 e dichiarati illegali dal Tribunale di Roma nel gennaio 2021 “perché violano il diritto interno ed europeo sull’accesso alle procedure d’asilo”. Sospese e, infine, reintrodotte dal governo Meloni nel novembre 2022 “tali procedure violano tutte le garanzie e le procedure previste dal Regolamento Dublino – dice Bove – al migrante non viene consegnato alcun provvedimento e nessuna informazione viene data sul suo destino. Le persone respinte attendono inermi in caserma in una condizione di detenzione de facto e poi vengono coattivamente consegnate alle autorità slovene”. Un atto disumano voluto dal nostro governo, in accordo con gli altri Stati membri, fuori da ogni logica costituente degli stati di diritto.
Andrea Segre, registra e produttore del film, ha lanciato una provocazione alla platea “Sappiamo che il game è un gioco favorito dall’Unione Europea per tenere alta l’emergenza migranti verso l’opinione pubblica e agirla politicamente per governare attraverso la paura del nemico esterno. Dobbiamo impedirlo”. E un modo per farlo, secondo Segre, potrebbe essere quello di coinvolgere le centinaia di persone che a Trieste credono ancora nella giustizia e nello stato di diritto e “occupare tutti insieme con i nostri corpi le istituzioni, ad iniziare dal Municipio, per chiedere conto della tragedia a cui assistiamo quotidianamente. Cambierebbe qualcosa nell’approccio che la politica ha nei confronti dei migranti? Credo proprio di sì”.
E sui corpi, sui nostri corpi ricchi e opulenti (tutti noi viviamo questa condizione in confronto alle persone che tentano il game) è intervenuto Gian Andrea Franchi che, insieme alla compagna Lorena Fornasir, accoglie quotidianamente in Piazza Libertà chi riesce ad arrivare a Trieste. Si tratta anche di 120/150 persone nei giorni più difficili, e nessuna istituzione fa niente per loro. Arrivano affamati e alla ricerca di abiti, bisognosi di calore umano e spesso di cure, soprattutto quelli che hanno subìto maggiormente la violenza delle polizie europee o i rigori della natura. “Dobbiamo saper reagire a questa sopraffazione che lo Stato e i paesi dell’Unione Europea compiono sui corpi e le vite dei migranti – ha detto Franchi. Subiamo la militarizzazione della società, le polizie possono agire ai confini della legalità, arrivare senza problemi a praticare abusi di potere. Attiviamoci tutti insieme e impediamo che ciò avvenga”. Gian Andrea, vecchio professore e attivista in tempi migliori, ha scritto anche un libro sulla questione “Il diritto di Antigone. Appunti per una filosofia politica a partire dai corpi migranti”, tutto da leggere. Per finanziare le loro attività in Piazza visitate la pagina facebook.com/fornasirlorena o facebook.com/lineadombraODV.
Con l’uscita nelle sale del film il Forum per cambiare l’ordine delle cose ha lanciato una campagna per denunciare la pericolosa applicazione del Patto Europeo sulle migrazioni proposto dalla Commissione Europea e in discussione al Parlamento. L’appello è rivolto a tutti coloro che pensano che le violazioni perpetrate a Trieste e in diversi punti della Rotta Balcanica, come anche accade tra la Grecia e la Turchia, e lungo la frontiera della enclave marocchina, siano una terribile sperimentazione del nuovo accordo europeo. Presto le istituzioni transnazionali ne discuteranno per applicarlo, a cascata, sul piano nazionale e su quello locale. Qui il testo integrale dell’appello.