“Mio cognato è stato evacuato con il gommone e ora è a casa mia, mia suocera ha mezzo metro d’acqua in tutta la casa. Alcuni colleghi sono sui tetti. L’acqua defluisce verso il mare e sta inondando i paesi a valle. Piove”. A scrivermi è Felice, abita a Faenza, ed è stato colpito dalla recente alluvione causata da un consumo di suolo assassino (mentre scriviamo sono 14 i morti, alcuni i dispersi, centinaia gli animali perduti). Viviamo così un tempo che ci costringe a convivere con due emergenze: quella climatica e quella politico-economica.
I disastri a cui siamo costretti sono però figli della seconda: dalla guerra alla repressione; dalla priorità data ai profitti a scapito dei diritti sociali e civili; dai disastri ambientali al mancato abbattimento delle emissioni di CO2, metano e degli altri gas climalteranti. Abbiamo una classe dirigente figlia di una cultura sviluppista novecentesca che ha fallito. Profeticamente, scienziati e movimenti hanno da tempo lanciato allarmi della devastazione alle porte: sono passati decenni invano. Oggi chi comanda, chi governa, chi ha la presunzione di guidare la società verso magnifiche sorti progressive andrebbe cacciato all’istante. Fatta la tara su malafede, corruzione, conflitti di interessi, pose da saltimbanco, a vincere è l’ignoranza e la supponenza. Abbiamo politici e imprenditori che, tutti, non comprendono la gravità del momento. Dovremmo saper affidare la guida del Paese agli “immaturi” di Ultima generazione o dei Fridays for future vista l’esperienza disastrosa degli attuali decisori che invece sono costretti a difendersi nei tribunali.
Il “nostro” inguaiato Felice, perché Felice è parte della nostra redazione, come noi non si arrende allo status quo e sta lavorando un pezzo sulla contaminazione da Pfas, “inquinante eterno” tra i fulcri del nostro sistema economico e consentito dai nostri politici. Loro non lo leggeranno, se ne fregheranno ancora una volta. Voi lo troverete nel prossimo numero. Non mancate.
da Resistenze, rubrica di Fuori Binario del 1 Giugno 2023