Muoiono di freddo, di violenza o perché investiti da un treno o da un’auto, per malore, malattia e anche per overdose. In molti si tolgono la vita. Spesso succede in strada, su una panchina, in spiaggia, in un parco o in una casa abbandonata dove cercano rifugio. Ai più “fortunati” capita di morire in ospedale o in una struttura temporanea di accoglienza. In Italia nel 2023 hanno perso la vita ben 415 persone senza dimora, 27 di loro vivevano in Toscana.
Sono i dati censiti da fio.PSD, la federazione che riunisce le organizzazioni che si occupano di grave emarginazione adulta. Sono numeri spaventosi, perché molte di queste persone si sarebbero potute salvare grazie ad un welfare pubblico, ad una sicurezza sociale capace di mettere al centro i bisogni concreti delle persone, a partire dalla casa.
Alla luce di questi numeri, siamo sicuri di sapere cosa sia la sicurezza? Per i Comuni, gli enti più vicini a chi vive in strada, l’unica “sicurezza” possibile è purtroppo quella “percepita” da chi viene terrorizzato dalla cronaca nera mentre invece il numero dei reati crolla ovunque. Campagne di paura agitate da politici irresponsabili che puntano le loro fortune elettorali su ordine, controllo e dispiegamento di forze dell’ordine. La stessa città di Firenze dispone, vantandosene perché si tratta di un primato nazionale, di ben 1.656 telecamere: una ogni 230 abitanti. E chiede sempre più polizia in strada.
E i più fragili? E la loro sicurezza? Non è questo che dovrebbero fare le istituzioni: tutelare chi ne ha più bisogno? Per farlo occorrono misure strutturali che partano dal principale bisogno di queste persone, la casa, vera chiave di volta per chiunque debba risollevarsi da una situazione di crisi.
A tal proposito abbiamo interpellato Michele Ferraris, responsabile della comunicazione fio.PSD che ci chiarisce meglio il concetto: “Lo dice la parola stessa: se uno è senza dimora ha bisogno prima di tutto di un tetto sulla testa, più che di altro. Invece spesso la questione del senza dimora viene affrontata con rimedi sbagliati, pensiamo di cavarcela offrendo loro una coperta o un panino. La casa è semplicemente il primo imprescindibile passo da cui partire per far rientrare queste persone in un contesto sociale”.
fio.PSD da oltre dieci anni promuove in tutta Italia progetti Housing first, prima la casa: “Quando viene assegnata una casa ad un senza dimora abbiamo constatato come quest’ultimo tenda a mantenerla – continua Ferraris. Se ne prende cura con grande riguardo, osserva con attenzione obblighi e scadenze. Per loro, ma lo sarebbe per chiunque, tutto passa dal ritrovare una dimensione abitativa accogliente e sicura, possibilmente individuale”.
E chi ha la casa più difficilmente si ammala di patologie legate al freddo, può curarsi in un luogo protetto, non deve litigare per un riparo di fortuna sotto un portico o alla stazione.
Molte delle 415 persone senza dimora morte lo scorso anno, che non esitiamo a definire uccise da un sistema cinico che gioca con la loro pelle – basti pensare all’azzeramento del reddito di cittadinanza – si sarebbero potute salvare. Pensateci quando sceglierete il vostro rappresentante nelle istituzioni al momento del voto.