Pace subito! L’appello delle donne ribelli

Sono donne, sono mamme e fanno politica, ma nessun giornale le ha nominate “Uomo dell’anno” com’è successo al primo ministro (sic) Giorgia Meloni.

Il loro obiettivo è quello di cercare di costruire un mondo migliore nel rispetto dei diritti delle persone e della difesa degli ecosistemi, per dare un futuro di pace e prosperità alle generazioni che verranno e al Pianeta Terra.

Il loro attivismo quotidiano non è al servizio dei poteri, delle lobbies, dei mercanti di morte che danno linfa al sistema economico liberista in cui siamo intrisi. Agiscono contro le ecomafie, chiedono le bonifiche dei siti inquinati, combattono contro le grandi opere inutili e imposte, si oppongono alla fabbricazione di armi e alle basi militari diffuse in tutto il Paese. Vorrebbero che il vivere comune fosse fondato su pratiche democratiche rispettose della Costituzione, a partire da scuola e sanità finanziate seriamente.

Le istituzioni le ignorano, la stampa non le considera, nel dibattito pubblico mainstream la loro voce non trova spazio. Se vanno in pagina o in televisione è perché l’ordine dei dominanti, perturbato per qualche ora da un presidio o una manifestazione, è stato ristabilito dalla repressione di Stato che si esprime con cariche, lacrimogeni, arresti.

Nelle ultime settimane queste donne hanno fatto rete: sono migliaia, attive in tutta Italia, organizzate in gruppi, movimenti, comitati. Insieme hanno interpellato Governo e Parlamento, perché credono ancora nelle nelle istituzioni, malgrado queste al momento cerchino di demolire i valori extracostituzionali: “Noi, mamme da Nord a Sud, allenate ad una maternità universale che comprende l’attenzione alle nostre comunità, ci dichiariamo ribelli”, hanno scritto. “Ci ribelliamo a ciò che vediamo ogni giorno: bambine e bambini morti per le conseguenze dell’inquinamento qui nei nostri territori, così come bambine e bambini che cadono sotto le bombe e le macerie delle guerre nel mondo, per la fame e per gli stenti, in una atrocità senza fine, insensata, che può e deve essere fermata subito”.

Si chiamano Milena, Linda, Cinzia, Lorella, Carla, Giovanna, Clementina, Nadia, Francesca, Maria Grazia, Raffaella, Daria, Clara, Giuliana, Sonia… hanno compreso, e spiegano a chi vorrà capire, che i bambini uccisi a Gaza, a Mariupol, nello Yemen o nel Tigray, muoiono assassinati dalle armi costruite anche in Italia, magari dalla fabbrica Simmel di Colleferro o in Sardegna dalla Rwm. E che le esercitazioni militari compiute nei nostri territori hanno la colpa di inquinarli, e di uccidere così altre persone, altri bambini che hanno la ventura di abitare in quelle zone, contaminate e misconosciute ai più.

Fuori Binario sta con loro, le sostiene e vi invita a sostenerle nella loro azione. Firmando l’appello “Le Mamme da Nord a Sud vogliono la pace!” (inviando una mail a mammedanordasud@gmail.com), ma soprattutto cercandole nei luoghi in cui sono attive per affiancarle, per dare loro un supporto concreto nelle lotte. Pubblichiamo un estratto dell’appello che potete condividere anche dalla pagina facebook.com/mammedanordasud.


Noi che ogni giorno lottiamo per la salute dei nostri figli e figlie nella guerra quotidiana contro l’inquinamento delle nostre città e delle nostre terre, noi donne che ci scontriamo con le ecomafie e le istituzioni che non ci tutelano, spesso addirittura colluse e coinvolte nei disastri ambientali.

Noi che ogni giorno vediamo ammalarsi o morire bambine e bambini, figlie e figli nostri e di altri, per l’inquinamento.

Noi che veniamo da Taranto, dalle zone venete e piemontesi contaminate dai Pfas, dalla pianura padana, area tra le più inquinate d’Europa. Noi che veniamo dalla Sicilia avvelenata dal petrolchimico, dalle troppe zone contaminate, siti di interesse nazionale, che ancora aspettano le bonifiche, dai territori ostaggio e inquinati dalle basi militari e dalle fabbriche di armi.

Noi che tocchiamo con mano i tentacoli di morte della guerra che parte anche qui, dai nostri territori. Perché dai nostri territori partono armi e ordigni di morte, dalla fabbrica Simmel di Colleferro come dalla Rwm in Sardegna, destinati a territori in guerra come l’Arabia Saudita, l’Ucraina, Israele.

Noi che vediamo distruggere la Terra e compiere azioni insensate sui suoi abitanti in nome del denaro, del profitto, del privilegio, dell’idea che esistano nazioni e persone che valgono più di altre.

Noi che vediamo la sofferenza negli ecosistemi, la perdita di fertilità nei suoli, la violenza nei confronti di tutti gli esseri viventi e del ciclo ecologico della vita.

Noi che rileviamo una colpevole mancanza di investimenti seri nell’educazione, nella diplomazia, nel migliorare la capacità di dialogo, di accoglienza, di vera attenzione per l’ambiente e le persone.

Ci dichiariamo ribelli. Chiediamo la bonifica dei siti inquinati; chiediamo cura e attenzione per la terra e il paesaggio, il suolo vivo, il cibo buono e la biodiversità; chiediamo lo stop alle industrie inquinanti così come a quelle di armi; chiediamo lo stop all’invio di armi; chiediamo di togliere dai capitoli di bilancio i finanziamenti alle industrie belliche e ai combustibili fossili; chiediamo scelte anticolonialiste.

Le guerre hanno il solo scopo di portare il profitto a pochi e lasciare il resto della popolazione nella povertà e inquinamento, distruggendo il pianeta e azzerando il futuro. Non possiamo assuefarci all’orrore dei bambini straziati. Pace subito! Uccidere i bambini vuol dire condannare a morte l’umanità.