Tra poche settimane a Firenze si vota per il sindaco. Uno dei dibattiti portanti di questa campagna elettorale è la casa, o meglio il diritto all’abitare per tutte e tutti in condizioni dignitose, ad un prezzo accessibile, possibilmente in case popolari per chi non ha denaro a sufficienza.
Il problema è il livello del dibattito. Basso, terribilmente basso per chi ha governato compiendo negli anni scelte urbanistiche che hanno ridotto la città ad un luogo di mera “accoglienza” per turisti danarosi, studenti di ottima famiglia, speculatori che vivono di rendita. Basso anche per chi a destra si propone come alternativa ma è espressione di un governo che ha semplicemente cancellato il reddito di cittadinanza e i poveri dalla legge di bilancio.
Firenze è tra le città con la più alta incidenza del costo dell’abitare sui redditi familiari e l’amministrazione non ha mai attuato politiche serie per adeguare il suo patrimonio ai bisogni di chi la abita. Nel 2022 – ce lo dice l’Irpet – le famiglie fiorentine con un Isee sotto i 16.000 euro e aventi diritto a una casa popolare erano ben 16.073, di cui ben 6.848 versavano in povertà assoluta (43%). Per soddisfare questa domanda, stima l’Istituto statistico, servirebbero al Comune 248 milioni di risorse aggiuntive. Li ha? No. Può ottenerli dal governo? Nemmeno, per i motivi espressi sopra. Di cosa stiamo (stanno) parlando quindi?
Come finanziamo i nuovi alloggi necessari e il sostegno al reddito per il pagamento dell’affitto? Storniamo gli enormi finanziamenti destinati alle armi? È un’idea, visto che le prime vittime della guerra sono il sistema sociale del paese e la verità. Le urne, anche quelle europee, sono lì che ci aspettano.
da Resistenze, rubrica di Fuori Binario del 1 Maggio 2024