Il corpo torna ad essere centrale per chi lotta per un sistema economico più equo, per redistribuire la ricchezza, per difendere ed estendere i diritti sociali, per una politica del bene comune. Tanti corpi che insieme escono dai social, si mettono in gioco e presidiano i punti critici delle nostre vetuste democrazie. Corpi che abitano lo spazio pubblico togliendolo dall’abituale mercificazione per esercitare una pressione concreta su una classe dirigente inadeguata ma ancora forte e protetta da una narrazione dominante irreale.
Succede a Firenze grazie all’accampata di Piazza San Marco, con gli studenti che scuotono rettrice e Senato Accademico e ottengono – dopo 8 mesi di immobilismo – una posizione di condanna di Israele per il genocidio in atto.
Succede in Toscana grazie all’accampata sotto la Regione, con gli operai della Gkn che spronano partiti e gruppi politici affinché sia considerata la loro proposta di legge – fino a quel momento ignorata – per la reindustrializzazione dello stabilimento.
Succede in Italia a Roma, Milano, Bologna, Torino, Napoli, città in cui le accampate dei giovani obbligano a discutere del diritto all’abitare, dell’emergenza climatica e di Palestina. O a Trieste, dove le tende dei migranti in centro costringono le istituzioni ad occuparsi della loro accoglienza.
Le giovani e i giovani, soprattutto loro al momento, sembrano aver chiuso con la smaterializzazione della politica e ottengono i primi successi riproponendo azioni che ai più sembrano anacronistiche. Si organizzano in chat per stare concretamente nelle piazze. La messa in scena del possibile, grazie al corpo, torna ad essere uno strumento politico efficace.
Tutti ne abbiamo uno. Approfittiamone.
da Resistenze, rubrica di Fuori Binario del 1 Giugno 2024