Se tra le vostre priorità rientrano il godimento dei diritti, poter dissentire contro le ingiustizie e gli abusi di potere, impegnarvi per l’eguaglianza, iniziate a preoccuparvi. In Parlamento, là dove si è deciso di combattere i poveri e non la povertà, è in discussione l’ennesimo decreto sicurezza. Nel disegno di legge Piantedosi-Nordio-Crosetto si vede chiaramente la matrice fascista della maggioranza al potere, che dibatte di quanto aumentare le pene per chi cerchi alternative ad un sistema sociale ed economico iniquo, discriminatorio, alienante.
Potrà essere condannato dai 2 ai 7 anni di carcere chi ha bisogno di un tetto e occupa case sfitte tra le decine di migliaia abbandonate dalle istituzioni; stessa pena per i movimenti di lotta per la casa che organizzeranno picchetti solidali antisfratto.
Rischierà fino a 8 anni di carcere, o persino 20 se durante la rivolta ci saranno feriti, colui che scappando da una guerra chiederà asilo in Italia e, rinchiuso in un disumano e umiliante Cpr, avrà l’ardire di ribellarsi.
Con l’estensione incontrollata del Daspo urbano chi commetterà azioni contro il patrimonio – magari innocue, come le tante portate avanti dagli attivisti peri diritti sociali o per l’ambiente – rischierà, oltre al carcere, la revoca della cittadinanza se nei precedenti 5 anni ha ricevuto una denuncia (non una condanna).
Infine si mette nero su bianco la locuzione “terrorismo della parola” con cui viene colpito con una pena che va da 2 a 6 anni chiunque detenga, o faccia circolare, in forma sia scritta che orale, testi ritenuti capaci di “sobillare” al compimento di atti o resistenze che coinvolgano uffici, istituzioni, servizi pubblici.
da Resistenze, rubrica di Fuori Binario del 1 Luglio 2024