Senza casa, tossici, migranti: Parigi “fa pulizia” in vista delle Olimpiadi

Ancora una volta sono i movimenti sociali a dover difendere i più poveri e fragili dalle istituzioni democratiche. Succede anche a Parigi, in occasione delle Olimpiadi che si terranno nella capitale francese dal 26 luglio all’11 agosto. Lo scorso anno si è costituita la campagna “Il rovescio della medaglia” che vede attive oltre 80 organizzazioni solidali impegnate contro la vera e propria “pulizia sociale” che in vista dei Giochi colpisce senza casa, tossicodipendenti, lavoratori del sesso, migranti, persone in attesa di asilo, beneficiari di aiuti alimentari.

L’immagine che vuol dare la Francia al pubblico è quella di una società “perbene”, “pulita” e “decorosa”, senza poveri e persone ai margini che con la sola loro presenza dimostrano il fallimento del modello sociale ed economico della società occidentale. A Parigi l’ultimo censimento informale del gennaio scorso, compiuto nella “Notte della Solidarietà”, ha contato 3.462 persone che vivono in strada. Un dato enormemente sottostimato, visto che le espulsioni dal consesso civile in vista delle Olimpiadi hanno colpito nel biennio 2023-24 ben 12.545 persone, tra cui 3.434 minorenni.

Questa mattanza di vite, affetti, beni di fortuna, è frutto delle politiche governative contro il “degrado”. L’Osservatorio delle espulsioni dai luoghi di vita informali ha registrato nel periodo lo sgombero, spesso effettuato con violenza, di oltre 130 spazi di vita, tra cui 64 baraccopoli, 34 tendopoli, 33 occupazioni: il triplo rispetto al biennio 2021-22. A nessuna di queste persone è stata offerta una sistemazione permanente, sono state semplicemente deportate lontano dalla capitale e dai sobborghi in cui si tengono le gare. Allo stesso tempo nella sola Île-de-France sono stati soppressi oltre 3.000 posti negli alberghi sociali. Una struttura temporanea di accoglienza per 500 persone è stata aperta in una zona industriale isolata di Athis-Mons, più lontana dell’aeroporto di Orly. Per le istituzioni – è la denuncia della Campagna – le Olimpiadi rappresentano una eccezionale opportunità per aumentare e rafforzare i processi di invisibilizzazione dei più fragili.

Un caso particolare riguarda i minori stranieri non accompagnati. Nella sola Parigi, tra febbraio e maggio, 828 ragazze e ragazzi sono stati espulsi dai loro luoghi di vita, senza che venisse loro proposta una soluzione alternativa. Un giovane che dorme sotto il Pont-Marie ha descritto così la “pulizia sociale” subita: “Ci cacciano da ovunque andiamo. Non vogliono più vederci […] Abbiamo l’impressione che non ci vogliano qui, sono mesi che dormiamo per strada, siamo come animali”. Molti di loro, grazie al lavoro delle associazioni, hanno fatto ricorso al Tribunale dei minori e sono in attesa (ci vorranno mesi) che il loro caso venga discusso. Nel frattempo non dispongono dei più basilari diritti, né della presa in carico da parte dei servizi sociali, né dal dispositivo nazionale di accoglienza riservato ai richiedenti asilo adulti o minori accompagnati. Unico palliativo a loro disposizione è l’accesso ai pochi “Spazi di solidarietà e inserimento”, luoghi di accoglienza diurna che permettono loro di nutrirsi, caricare il telefono, riposarsi per qualche ora.

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Il trionfo del social washing

A fronte di 16 milioni di turisti attesi e di 9 miliardi di euro stanziati per i Giochi Olimpici, la situazione per i poveri, i migranti e chi vive in strada a Parigi e dintorni è drammatica. Eppure basterebbero, è una stima della Campagna, solo 10 milioni di euro per assistere e alloggiare settemila persone in maniera dignitosa e civile durante le settimane delle Olimpiadi. Le organizzazioni riunitesi per dare vita a “Il rovescio della medaglia” hanno il merito di fare luce su una situazione che devasta la vita di migliaia di persone. Le spedizioni ordite dalle istituzioni con l’ausilio della forza pubblica, denunciano, sono avvenute senza un consenso “libero e informato”, con molte persone lasciate in strada, in assenza quasi totale di una valutazione dei singoli casi e circostanze, in un processo di completa “deumanizzazione” delle persone espulse.

Sono state anche criticate le “molestie” e i “controlli amministrativi ripetuti” subiti dalle lavoratrici del sesso, con l’intento di “rimuoverle dagli spazi pubblici”. L’associazione Aides, che gestisce un centro di accoglienza e supporto per la riduzione del rischio per tossicodipendenti nel quartiere parigino di Les Halles, ha segnalato numerosi spedizioni della polizia nelle stazioni della metropolitana, veri atti di sabotaggio contro il lavoro delle associazioni che cercano di sostenere e aiutare chi è in difficoltà. Ad essere prese di mira sono in maggioranza persone che soffrono di dipendenze o problemi psicologici, con o senza permesso di soggiorno. La maggior parte dei migranti che sopravvivono negli accampamenti urbani vi soggiornano legalmente o sono in attesa di asilo. Révers ha calcolato che a circa il 40% di loro vengono offerte tre settimane di alloggio, poi devono lasciare la nuova sistemazione.

Il restante 60% invece cambia soltanto zona in cui rifugiarsi per poi ritornare nell’Îl- e-de-France. Il vero vincitore della trentatreesima edizione delle Olimpiadi è già sul podio: trionfa il social washing praticato dalle istituzioni francesi, che, nella loro realtà parallela ma purtroppo dominante, si attribuiranno in mondovisione il merito di una Parigi linda e pulita.