Priorità

Julian Assange è stato perseguitato dal Sistema non tanto per aver reso accessibile materiale che il potere nasconde o per aver svelato l’indicibile su questo o quel politico. Assange è stato colpito per aver instillato il dubbio, con prove schiaccianti, che il Sistema odia i popoli e li usa semplicemente per riceverne un “consenso non informato” per finanziare le élite economiche attraverso guerra, corruzione, repressione.

In questa fase assurda della storia che ci capita di vivere, dove le armi hanno preso il sopravvento sulla ragione, dove chi viene ucciso dai “buoni” se l’è cercata (come da sempre ci ricorda la retorica fascista avvezza a spostare l’attenzione dall’aggressore alla vittima), è bene quindi ricordare una delle affermazioni chiave del fondatore di Wikileaks: le guerre servono a spostare le risorse raccolte con la fiscalità generale, e quindi destinate a finanziare lo stato sociale, verso quel “complesso militare-industriale” che lucra su morte, devastazione e successiva ricostruzione.

Se invece di farci coinvolgere come tifosi nel dibattito imposto sui valori nazionali da difendere, su come fermare le migrazioni di chi abbiamo impoverito, sulla preminenza dei confini sulla vita, riflettessimo sui destini delle nostre imposte, che si allontanano sempre più da scuola, sanità, previdenza (dai nostri diritti) per privilegiare la spesa militare, faremmo un favore a noi stessi e alle nostre intelligenze.

Ai nostri occhi apparirebbe così la soluzione di tutti i mali: un tesoro da 2.443 miliardi di dollari l’anno (dati SIPRI 2023) di cui una trentina italiani pronti a far vivere in maniera soddisfacente l’intera umanità se solo non fossero destinati alla spesa militare.

da Resistenze, rubrica di Fuori Binario del 1 Settembre 2024