Luigi Di Maio (M5S) afferma che i giornali “Nessuno li legge più perché ogni giorno passano il tempo ad alterare la realtà e non a raccontarla”. Il Parlamento Europeo è costretto a richiamare Matteo Salvini (Lega) perché è “Proibito minacciare o intimidire i giornalisti”.
Il capo scorta di Matteo Renzi (PD) minaccia un giornalista dicendogli “Noi sappiamo tutto di te, anche la tua vita privata, stai attento”. Lo stesso Renzi intimidisce un giornalista urlando al telefono “Vengo sotto casa tua e ti spacco le gambe” per un articolo non gradito sulla Boschi. Il suo compagno del Nazareno, Silvio Berlusconi (FI), sconcerta una giornalista russa mitragliandola per scherzo nel momento in cui fa una domanda a Putin, a pochi mesi di distanza dall’assassinio di Anna Politkovskaja (e naturalmente Berlusconi è anche molto altro…).
Come vedete l’Italia non è un paese facile per chi scrive di politica, basti citare l’enorme lavorio di Ossigeno per l’informazione che da oltre 10 anni mappa il fenomeno delle minacce e intimidazioni a migliaia di giornalisti in tutto il Paese, i politici dannosi per la democrazia non sono infatti solo i quattro signori su citati. E il problema travalica i confini nazionali.
Leggete a tal proposito quanto scrive Rasmus Kleis Nielsen, direttore del Reuters Institute for the Study of Journalism dell’Università di Oxford, commentando l’appello di 350 giornali americani contro i ripetuti attacchi alla stampa del Presidente Donald Trump.
Sapete quali sono le conclusioni? Sapete perché i politici attaccano la stampa? “Perché i giornali liberi possono dare potere al popolo”. E questo, nelle democrazie contemporanee – definite non a caso democrature -, non è possibile.