La colpa delle studentesse e degli studenti colpiti selvaggiamente lo scorso 23 febbraio dalla Polizia agli ordini del governo Meloni, è stata quella di manifestare solidarietà al popolo palestinese con il proprio corpo e la propria voce – senza violenza, senza spranghe, senza molotov -, contro “la guerra coloniale di Israele” condotta a Gaza e la narrazione imposta nelle scuole, nelle università e sui media “sempre più inclini alla guerra”. Motivazioni completamente oscurate dal pestaggio che le divise hanno compiuto nei confronti di chi nutre la propria vita di valori e impegno politico a favore degli oppressi. Per loro niente può giustificare “un genocidio che conta decine di migliaia di morti”.
Bene ha fatto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per una volta tempestivamente, a dare ripetizioni di diritto al Ministro di Polizia: “l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare […] la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento.”
Ha ricordato al governo che le regole vanno rispettate. Non sarebbe male che il presidente a questo punto facesse un richiamo anche ai padroni, ai quali lo Stato ha dato le chiavi di questo Paese, affinché le rispettino anche loro. Nel giorno in cui sono stati uccisi i 5 edili all’Esselunga, ne diamo conto all’interno, ci sono stati in Italia ben 13 morti per sfruttamento sul lavoro. Fare impresa non vuol dire ignorare la legge, cancellare le regole della sicurezza, favorire il caporalato. Lo ricordi il presidente ai padroni, se tiene alla vita di chi è costretto a lavorare sotto il giogo del profitto a tutti i costi.
da Resistenze, rubrica di Fuori Binario del 1 Marzo 2024